Giorno 1
Trasferimento Torino Alboni per 6 climber (Silvio Reffo, Giulio Bertola, Luca Andreozzi, Alessandro Palma, Luca Rinaldi, Martina Blanchet) una Guida scoppiettante (Adriano Trombetta), un Videomaker (Lorenzo Bona), un fotografo (Matteo Pavana) e un tuttofare (il sottoscritto).
Mentre le automobili si spostavano verso le cime delle valli di Lanzo, da queste scendeva Angelo: margaro-vetturino (conduttore d’asini) formaggiaio che, svegliatosi alle 5, munto, pulito le stalle e fatto il formaggio, tentava di rispettare l’ora dell’appuntamento ad Alboni: ultimo avamposto della moderna civiltà.
Alle 11.30 un terzo del carico era affardellato alla rinfusa nei basti che le asine portavano agilmente sul dorso, un terzo gravava sulle spalle degli avventurieri e il restante terzo restava a valle nell’attesa del secondo giro di trasporto.
Nel primo round di trasporto tutto fila più o meno liscio e in poco più di un ora parte del campo e trasportato a quota 1750, mentre non sto a raccontarvi l’agonia del secondo giro, ma potrei riportarvi il “rosario” recitato da Angelo
Completato il trasloco e l’allestimento del campo base, la giornata volgeva ormai al desio… ma era tempo di gettare il primo sasso nello stagno.
Alle 6 del pomeriggio Adriano parte con uno spezzone di corda e mentre i ragazzi cominciano a prendere confidenza con l’asprezza della roccia, il “Tromba” pulisce “Grandhotel Unghiasse”, bello spigolo che assomiglia più ad una via che ad un blocco. Giro di ricognizione di Reffo seguito dal Tromba e nuovamente da Silvio che, prima della libera voleva qualche certezza in più per scongiurare una caduta che poteva essere problematica.
In quel momento Adriano guarda l’orologio e urla: “non c’è tempo, è ora del soffritto! Mettete i materassi che parto”.
Gli astanti si guardano stupiti. Cala il silenzio oltre alla preoccupazione. Adriano, nel giro di ricognizione dà l’idea di poter salire il passaggio, ma in cima, con i piedi a 5 metri da terra e con la corda dall’alto vibra come un diapason.
”Il sole è ormai basso e bisogna tagliare le carote e le cipolle se sta sera si vuole mangiare” insiste Adriano.
Queste cose si fanno solo col cuore e il Tromba di questa frattaglia ne ha tanta. Con quattro calci e una vibrata mette i piedi in cima al colosso. Da quel momento e per tutta la settimana diventerà il punto di riferimento e lo scettro gli verrà consegnato la sera quando, attorno al fuoco, mangiamo pasta dai sughi sopraffini con cui ci vizia per tutta la settimana.
Giorno 2
Ore 6.30 Adriano esce dalla tenda, rapida colazione e mira il punto più distante della valle dove una prua e una fessura da urlo svettano. Li seguono Silvio e Giulio con una caciotta nello zaino. Poco dietro il resto della ciurma assonnata arranca senza capire qual è l’obbiettivo della giornata. Dopo 40 minuti di storte tra i rododendri, la mattinata si perde chiodando quelle che potevano essere le linee del secolo, peccato che le ere glaciali hanno due metri di roccia liscia. Nell’aria la delusione per il lavoro inutile è palpabile…
Ad ogni problema Adriano pone una soluzione. Si mette addosso un mazzo di friend, lancia corda e piastrina ad Ale Palma e parte su un tetto di 6/7 metri solcato da una fessura di pugno. Mentre Adriano diventa paonazzo allontanandosi dall’ultimo friend, Ale sbianca cercando di ridurre al minimo il lasco. Precauzione che di poco precede lo schianto del Tromba. Ancora un tentativo e la via è completamente “apparecchiata “ per consentire ai ragazzi la loro prima esperienza trad su “Maschio alfa direct”.
Dopo la veloce salita di Silvio, Luca e Martina, si decide di ripiegare verso i blocchi evidenti al limitare della grande frana, ma l’entusiasmo e a livello delle suole visto che i ragazzi non manifestano grande feeling con questa roccia…
In cima al sasso dal quale cerco un collegamento con il modem satellitare, li vedo camminare disorientati nel prato, alcuni si fanno inghiottire dal caos di blocchi nella speranza che la pietra gli sputi qualche appiglio, ma la sera le facce sono piuttosto allungate… Temo l’ammutinamento.
Giorno 3
Accade qualcosa.
Un interruttore accende una lampadina e i ragazzi sembrano farsi guidare da un istinto estetico. Smettono di cercare appigli e trovano finalmente delle linee.
Silvio e Luca Rinaldi, chiodano Gorilla nella nebbia sul grande “mattone” che poco più avanti sovrasta l’accampamento. Nel frattempo Luca Andreozzi trova tutti i pezzi che ha sparso nel prato e chioda la breve linea “Il pacco di Tupack”
Più su nella valle, Giulio e Martina si concedono l’incredibile spigolo di “I have a Dream”, dodici metri di sasso protetto da un solo friend a metà.
Ma qualcosa di grosso, molto grosso sta prendendo forma sul muro a destra di “I have a dream”. Adriano trova un incredibile serie di knobs che si congiungono alla fessura posta a 6 metri da terra. Direi che si distinguono gli appigli solo perché i cristalli di quarzo brillano al sole. Un po’ tutti ci provano perché hanno un po’ di pelle da consumare e perché la linea è favolosa .
Ma “Ride bene chi pesa poco“ direi.
Federica Mingolla pare l’unica a dare una speranza all’entusiasmo di Adriano.
Passano 10 minuti e il sole che scalda i cristalli sembra far svanire ogni speranza. Il gruppo si disperde e ognuno si dedica a un progetto diverso. Silvio libera “Gorilla nella nebbia”, Ale palma con luca Giulio e Martina spazzolano una decina di blocchi favolosi mentre Adriano e Federica completano l’opera su “Maschio Alfa” con l’uscita logica sulla sinistra.
Io e Lorenzo tentiamo col teletrasporto di raggiungere e documentare il lavoro dei vari gruppetti, ma la cosa risulta impossibile visto l’incontrollabile entusiasmo che ormai galleggia a mezz’aria.
Il sole sparisce dietro le nuvole e si alza una leggera arietta. E “casualmente” ci troviamo ai piedi della placca a cristalli. Adriano, ancora una volta tira fuori il meglio di sé e dopo una corsa per la valle a raccattare materassi e paratori, rassicura e lancia letteralmente Federica su un passaggio che ha dell’incredibile: “Una volta e forse mai più” lancia la sfida a chi si vuole confrontare con le cose più piccole mai utilizzate come appigli…
La luce comincia a calare ed è ora di un nuovo soffritto ma all’imbrunire una nuova luce guida gli occhi di Silvio ”Oro” Reffo che sul masso più grosso e più bello di tutta la valle incrocia lo sguardo con una piccola crepa…
Giorno 4
Alle 8.00 il solito Adriano, Silvio e Giulio sono 3 puntini in cima a quel macigno che ricorda un altare. Mentre le nebbie mattutine si diradano lasciando respirare la vallata, tutti si impegnato su nuovi progetti e la giornata è dedicata esclusivamente al “sassismo”. Ormai i passaggi sbocciano come champignon. In particolare la crew si appassiona al gioco su una piccola falesia alta 4 metri che assomiglia a una vera e propria “Climbing Gym”.
Mentre buona parte del team dà fondo agli ultimi strati di pelle, Silvio trova la giusta sequenza di movimenti che, poche ore dopo, mette il sigillo su questo XP.
“Asso di picche“ è un vero e proprio monumento all’estetica. Se su quel macigno avessi dovuto avvitare degli appigli per dar forma ad una via, li avrei messi proprio li dove Silvio li ha cercati e la roccia glieli ha regalati. Al di là della prestazione sportiva “Asso di picche” esprime al meglio il concetto alla base di questo XP: “alla ricerca della linea perfetta”.
Giorno 5
Benché le previsioni meteo siano pessime, il cielo sembra resistere alla pioggia che da lì a poco dovrebbe arrivare. L’atmosfera è quella nostalgica di fine vacanza: “Dammi il tuo numero che ci sentiamo”, “Dimmi il tuo indirizzo mail che ci scriviamo”… facciamo prima a diventare amici su Facebook vah...
Dopo i convenevoli di rito, il mirino si sposta sulla roccia e il gruppo si scompone in tre piccole squadre alla caccia dell’ultimo progetto XP.
Giulio decide di giocarsi una carta su “asso di picche” in compagnia di Luca Rinaldi, Andreozzi e Martina.
Ale Palma si isola al “Climbing Gym” per completare l’ultima linea possibile su quel sasso.
Il terzo drappello raggiunge il punto più distante della valle e alla testa c’è il solito Adriano.
Mentre le urla rimbombano per tutto il pianoro informando in tempo reale sul livello delle performance, Adriano, Silvio e Federica aggiungono due perle ai gioielli di questa valle, pulendo (Adriano) e liberando (Silvio) due stupende fessure in stile trad: “Gang bang fingers” e “Rock Slave”, la fessura tradmark della valle.
Ancora una volta le ombre si allungano e quel che resta della luce ci dice che è il momento di metterci sulla traccia del sentiero che porta alle tende rosse. Questa volta quello che ci lasciamo alle spalle sarà per sempre.
Da domani torneremo a misurare il tempo.
Giorno 5
Mentre Angelo compare (con notevole ritardo) al fondo del sentiero, scorrono i titoli di coda…
Rockslave XP è un evento totalmente sponsorizzato da Ferrino outdoor
Guarda la photogallery completa ad alta risoluzione su Flickr
Personaggi e interpreti:
Atleti
- Silvio “oro” Reffo (Ambassador Ferrino)
- Giulio Bertola (Rockslave team 2013/14)
- Luca Rinaldi (Rockslave team 2013/14)
- Luca Andreozzi (Rockslave team 2013/14)
- Alessandro Palma (Rockslave team 2013/14)
- Federica Mingolla (Rockslave team 2013/14)
- Martina Blanchet (Rockslave team 2013/14)
Technical Safety & chef
Adriano Trombetta
Video maker
Lorenzo Bona
Fotografo
- Matteo Pavana
Blog
- www.bshopzone.com
Idea e team manager
Marzio Nardi
Rockslave XP tornerà molto presto sulla pietra per poter far vivere “l’anima nera” dell’arrampicata. Quella che ogni giorno ci rende schiavi, consapevoli e felici.
be Rock feel Slave…
(Marzio Nardi)